DIAMO UNA MANO A CHI SOFFRE

DIAMO UNA MANO A CHI SOFFRE

Prendete la mano di qualcuno che sta soffrendo per un dolore fisico o psichico e a cui volete bene, e non solo i vostri battiti cardiaci e il vostro respiro entreranno in sincronia, ma lo faranno anche delle particolari onde cerebrali visibili all’elettroencefalogramma. Per la persona che sta male questa sincronia di funzioni agisce da analgesico. Maggiore è l’empatia tra le due persone, maggiore è la sincronia di attività cardiaca, respiratoria e cerebrale e più è il sollievo dal dolore. Il fenomeno noto come sincronizzazione interpersonale implica che le due persone diventino lo specchio fisiologico l’uno dell’altro, e solo in questa condizione il tocco fisico diventa un analgesico. Se le due persone sono sedute in due stanze vicine non vi è sincronia; se sedute nella stessa stanza, con o senza contatto fisico, e entrambi stanno bene, vi è modesta sincronia; ma, se invece uno dei due sta male, la modesta sincronia sparisce; se, a questo punto si stabilisce un contatto fisico, la sincronia ritorna forte e la sofferenza di quello che sta male diminuisce. Quindi, il dolore interrompe la sincronia naturale che due persone che si vogliono bene hanno e il contatto fisico lo ripristina. Questi risultati sono stati ottenuti in coppie uomo-donna in condizioni sperimentali, ma tutti ci ricorderemo di quando da piccoli abbiamo chiesto alla mamma o al papà di tenerci la mano in un momento di difficoltà. Affidandoci a forme di comunicazione sempre più mediate da strumenti tecnologici, perdiamo l’abitudine a usare i mezzi straordinari di cui siamo tutti dotati.

Translate »