UN MODO PER SUPERARE LO STRESS

UN MODO PER SUPERARE LO STRESS

UN MODO PER SUPERARE LO STRESS

I bambini piccoli spesso parlano di se stessi usando la terza persona. Un bambino (Paolo) che vuole una caramella può facilmente dire: “Paolo vuole una caramella”. Gli psicologi danno varie spiegazioni per questo fenomeno, ma recenti studi negli adulti potrebbero aiutare a capire meglio questo comportamento. Si è visto che parlare a se stessi sottovoce usando la terza persona, aiuta a superare le difficoltà e le situazioni di stress in generale. Per esempio, se Luca è sconvolto perché è stato lasciato dalla fidanzata, la risposta emotiva, misurata usando tecniche avanzate di risonanza magnetica, è minore se Luca dice: “Ma perché Luca è stato lasciato dalla fidanzata?” piuttosto che: “Ma perché sono stato lasciato dalla fidanzata?”. Pensare a se stessi nella terza persona crea quella distanza psicologica che in certi casi serve a controllare le emozioni e ad illudersi che il problema riguardi un’altra persona. Esperimenti condotti all’Università del Michigan rivelano che la risposta emotiva di una persona (Gianni), a cui viene mostrata una fotografia di uno che gli punta una pistola alla testa, è molto ridotta se la visione della foto è accompagnata dalla spiegazione “ti facciamo vedere la foto di uno che vuole ammazzare Gianni” anziché la frase “ti facciamo vedere la foto di uno che ti vuole uccidere”. Stesso risultato per i ricordi. La risposta emotiva nel ricordare episodi tristi avvenuti in passato è minore se la persona usa il proprio nome: (“Tom, l’anno scorso è rimasto ferito in un incidente”, invece di “l’anno scorso sono rimasto ferito in un incidente”). Si ritiene che chiamare per nome, è talmente normale se ci riferiamo ad altre persone e talmente inusuale se ci riferiamo a noi stessi, che usare il proprio nome al posto di “io” attivi comunque meccanismi cerebrali specifici per ‘altre persone’. Usare la terza persona nel rivolgersi a se stessi può in certi casi di stress aumentare il proprio controllo sul pensiero, i sentimenti e il comportamento. Si spera inoltre, che le tecniche strumentali usate in questi studi aiutino ad identificare coloro che hanno particolarmente bisogno di ‘usare la terza persona’, perché portati ad essere eccessivamente rivolti su se stessi nelle difficoltà.

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