IL SESSO DEBOLE

IL SESSO DEBOLE

In quasi ogni parte del mondo le donne vivono da sei mesi a quattro anni più a lungo degli uomini e in alcuni luoghi la differenza arriva anche a dieci anni. Ora una ricerca mondiale che analizza dati degli ultimi trecento anni rivela che la differenza in longevità tra uomini e donne diventa particolarmente evidente in periodi di carestia o durante le epidemie prolungate. In particolare, nella primissima infanzia in periodi di estrema difficoltà, e a parità di altre condizioni, il sesso femminile ha più probabilità di sopravvivere di quello maschile. Dato che a quest’età le differenze comportamentali tra i due sessi non sono ancora così pronunciate (combattere in guerra, commettere atti di violenza e correre rischi in genere mediamente coinvolgono più uomini che donne), il motivo sottostante la diversa probabilità di sopravvivenza, e quindi la longevità, deve in gran parte essere biologico. I dati esaminati dallo studio coprono sette popolazioni molto diverse in periodi storici talmente difficili che l’attesa di vita era appena vent’ anni. Per esempio, le bambine nate nel periodo della grande fame in Ucraina (1933) vivevano mediamente fino all’età di 10,85 anni mentre i bambini fino a 7,3 anni, cioè il 50% in meno. Questa differenza era principalmente dovuta a una maggiore mortalità nei neonati rispetto alle neonate. Vari gruppi di studio tentano di capire se c’è una spiegazione ormonale oppure genetica per quello che alcuni chiamano la forza del sesso femminile e altri la debolezza del sesso maschile. Che un fenomeno così globale sia ‘utile’ ha la sua fredda logica: in periodi di mortalità alta per cause varie, la scomparsa di molte persone si accompagna ovviamente anche alla scomparsa del loro potenziale procreativo; cioè, se la popolazione si riduce nasceranno meno bambini. Dato che un uomo può in teoria avere molti più figli/e di una donna, ai fini puramente procreativi, per evitare il rischio estinzione è importante che vi siano relativamente molte donne.

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