GUARDAMI NEGLI OCCHI! …

GUARDAMI NEGLI OCCHI QUANDO TI PARLO!

Vari studi mirano a capire che cosa succede nelle persone i cui sguardi si incrociano. Se ci sentiamo osservati si innesca automaticamente un processo che aumenta la coscienza che abbiamo di noi stessi, la nostra memoria migliora, ci comportiamo in modo più altruistico e siamo più onesti. L’interpretazione che diamo agli stimoli esterni diventa più personale e più coinvolgente. Lo sguardo altrui significa che siamo oggetto di attenzione e che quindi potremmo essere oggetto di valutazioni sociali che possono influire sulla nostra reputazione. Poiché molte di queste risposte sono benefiche e si innescano anche quando semplicemente guardiamo un’immagine o fotografia di occhi che ci guardano, la medicina sta ora tentando di capire come usare lo sguardo altrui come mezzo terapeutico in casi specifici. Se vediamo gli occhi di una persona che non ci sta guardando, spesso evitiamo di creare un contatto visivo, ma se invece il contatto avviene, allora si attivano circuiti nervosi che allertano tutti i nostri processi fisiologici così che possiamo essere all’ altezza dell’interazione sociale imminente. A questo punto succedono delle cose interessanti. Se la persona che ci guarda negli occhi dice cose che già noi pensavamo, allora siamo particolarmente recettivi, non solo a quello che dice, ma in generale a ciò che succede in quel contesto; se invece esprime punti di vista contrari a quello che noi pensiamo, diversamente da quello che si riteneva fino a poco tempo fa, guardarci negli occhi funziona da boomerang e diventa particolarmente difficile convincerci anche se le argomentazioni presentate sono valide. Guardare negli occhi non serve per convincere, ma rafforza molto la disposizione di partenza dell’altro/a, che può essere di approvazione ma anche di scetticismo. Guardare negli occhi è un mezzo che trasmette fiducia, ma anche intimidazione e paura. I bambini non guardano negli occhi quando hanno paura e quelli che soffrono di ansie varie evitano il più possibile il contatto visivo reciproco anche in quelle situazioni dove non c’è nulla di cui avere paura. Si tenta di capire se ‘allenando’ questi bambini a guardare negli occhi può aiutare a ridurre le loro sofferenze. Questa strategia potrebbe dare frutti anche attraverso una seconda via: guardare negli occhi ‘calma’ un eventuale aggressore, a meno che non si tratti di uno sguardo di sfida, ma da parte di un bambino/a questo è meno probabile.

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